venerdì 3 luglio 2015

Recensione - La figlia del capitano di Aleksandr Puskin

Titolo:La figlia del capitano
Autore: Aleksandr Puskin
Prezzo: €7,90
Pagine: 160

La Figlia del Capitano, scritto da Puskin, racconta la storia del giovane Pëtr Andréevic Grinëv, rampollo di una famiglia di militari, che vede la sua vita segnata sin dall’infanzia: servirà la patria nell’esercito russo. L’infanzia scorre tranquilla per il protagonista finché il padre decide finalmente di arruolarlo, ma non in una grande città, bensì in un piccolo avamposto di frontiera, al fine di porre il ragazzo di fronte alle vere difficoltà della vita. Si tratta di un fulmine a ciel sereno per lo spensierato Pëtr, che a malincuore si dirige verso la fortezza a cui era stato destinato, senza immaginare tuttavia che in quel luogo così lontano dal mondo “civile”, diventerà Uomo: conoscerà la vita militare, l’obbedienza ai superiori, la delusione del tradimento, la disillusione nei confronti delle amicizie, ma soprattutto troverà l’amore che lo renderà coraggioso oltre il limite dell’immaginazione tanto da sfidare il temuto Pugacëv e i tribunali militari.


Recensione.


Sullo sfondo del romanzo vi è la rivolta di Pugacev. 
Protagonista è Petr Andreevic Grinev che, accompagnato dal precettore, e grazie all'aiuto di un contadino, raggiunge la fortezza di Belogorsk. 
Qui si innamora di Mar'ja, figlia del capitano della fortezza. 
Pugacev conquista la fortezza, il capitano e la moglie vengono uccisi, ma Grinev viene stranamente graziato da Pugacev (che è il contadino incontrato durante il viaggio), il cui pensiero fisso va alla dolce Mar'ja, tenuta prigioniera da Svabrin (un disertore nemico di Grinev)....


Il giovanissimo Pëtr Grinëv, raggiunta l'età per l'ingresso nel reggimento Semënovškij cui è destinato dalla nascita, spera di essere inviato a Pietroburgo. Suo padre ritiene però che il ragazzo sia troppo carente di disciplina e rigore e decide di mitigare le sue pecche arruolandolo invece in un secondo reggimento di stanza presso la fortezza Belogorskaja, un postaccio sperduto nelle vastità della steppa russa.
Pëtr e il suo servitore proseguono poi per la loro strada, raggiungendo la fortezza Belogorskaja. Una volta arrivato, il ragazzo conosce il capitano e sua figlia Mar'ja Ivanovna; inoltre, un altro giovane di cui Pëtr diventa amico, Švabrin. Solo in seguito il ragazzo smette di rimpiangere i suoi progetti sfumati e si innamora della fortezza Belogorskaja e della giovane Mar'ja. Si tratta di un innamoramento ricambiato che a mio parere è un po' troppo fulmineo e privo di senso, ma sembra che siano in voga queste cose... Comunque Svabrin offende la ragazza scatenando un putiferio che si conclude con un duello tra i due. La poesiola di Pëtr non è che il pretesto che fa emergere ragioni più profonde di discordia: Švabrin infatti è uno spasimante respinto da Mar'ja e di lei ancora invaghito.
Sullo sfondo si dipana l'insurrezione dei cosacchi e gli scontri tra ribelli ed esercito zarista. Quando Pugačëv attacca e prende la fortezza Belogorskaja, il giovane Pëtr combatte con valore, viene sconfitto ed è pronto ad essere giustiziato con i suoi commilitoni. Solo allora, nello stupore generale, lui e Savel'ič riconoscono nel pretendente al trono, il ribelle e sanguinario Pugačëv, lo sfacciato viandante che li trasse dalla bufera. Pëtr viene risparmiato in segno di riconoscenza e amicizia, ma di fronte alla proposta di passare dalla parte dei ribelli, il giovane si dichiara pronto a essere ucciso ma determinato a mantenere il suo impegno in difesa della zarina, nonostante l'amicizia che lo lega al capo dei Cosacchi.
Con l'avanzare dei capitoli, la storia sentimentale di Pëtr prende una piega e un carattere sempre più adulto.
Nonostante la storia e le vicende siano abbastanza "belle", il romanzo mi è risultato pesante a causa delle diverse rivolte, i nomi russi che mi confondevano e lo stile di Puskin che non mi ha catturato. Riconosco certe qualità del romanzo, ma a me non è piaciuto particolarmente.







E voi? L'avete letto? Che ne pensate?

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